Maestranze lombarde su progetto del Filarete, Portale del Banco Mediceo

Maestranze lombarde su progetto del Filarete, Portale del Banco Mediceo, marmo di Candoglia, 1464 circa (n. inv. 940)

Il portale era l’ingresso principale del cosiddetto Banco Mediceo, il palazzo donato da Francesco Sforza a Cosimo de’ Medici nel 1455, sede della filiale bancaria diretta da Pigello Portinari, ubicata in via dei Bossi. Già destinato a essere esportato in Inghilterra, il monumento venne acquisito nel 1864 dal Museo Patrio Archeologico grazie allo sforzo finanziario congiunto di privati cittadini, dello Stato e del Municipio di Milano.

Benché le vicende costruttive dell’edificio siano particolarmente ricche di lettere e atti notarili, manca il documento finale che accerti il nome dell’architetto e spieghi il ruolo avuto dai maestri lombardi chiamati a lavorare a quell’impresa commissionata dalla famiglia Medici. Ad Antonio Averulino (detto il Filarete), architetto toscano chiamato in diversi cantieri promossi da Francesco Sforza, spetta il ruolo di testimone della “splendida fabbrica” descritta entro il 1464 nel suo Trattato di Architettura. Un decoro esuberante riveste le spalle, l’archivolto e il timpano del portale, riempiendo tutta la superficie con figure naturali e allegoriche, paraste scanalate, cornici, stemmi, emblemi e motti avviluppati da ornamenti vegetali; infine, entro clipei bacellati, i busti di profilo di Francesco I Sforza e della consorte Bianca Maria Visconti.